La storia di Dino

L’alcol non era l’unico problema di Dino. Le sue fragilità erano molte, dote di una vita difficile e senza punti di riferimento. Oggi però sulla sua documentazione spicca il timbro “dimesso”. Il suo progetto di reinserimento dopo tre anni è giunto felicemente a compimento. Ma andiamo per ordine. Dino è stato accolto presso il Centro Notturno maschile di via Val di Bondo nel maggio 2008. Ci era stato segnalato dal NOA, il servizio dell’Azienda sanitaria locale che si occupa di alcoldipendenze a Milano.

La sua storia inizia in una famiglia complessa, che ha spesso guai con la “giustizia”: Dino cresce infatti in un ambiente malavitoso e con problemi di tossicodipendenza. In gioventù fa uso di diverse sostanze, tra cui l’alcol, che però resterà sempre sullo sfondo, finché la dipendenza non diventerà conclamata.

Per un periodo lunghissimo -dal 1999 fino al 2006- Dino vive di espedienti, sulla strada, venendo spesso anche in contatto con gruppi malavitosi che non esitano ad usarlo per i propri scopi. La sua condizione diventa un grave stato di emarginazione sociale, caratterizzato dall’essere senza una dimora fissa e nullatenente.

Ma nel 2006 scatta qualcosa. Dino chiede al NOA di essere ricoverato per disintossicarsi, iniziando di fatto così il suo percorso di cura e reinserimento sociale. Che è tutt’ora in corso. E che non è stato certo rose e fiori. Infatti quando si presenta alla Cena dell’Amicizia le premesse non sono le migliori.

Prima di entrare alla Cena, Dino aveva frequentato per più di un anno e mezzo una comunità, dove aveva iniziato un trattamento terapeutico specifico per le dipendenze.

Un percorso di comunità che aveva messo in luce la sua “tenuta” e la sua voglia di ricostruirsi, ma al contempo anche tutti i suoi limiti e le sue fragilità. Il difficile compito di Dino era passare attraverso un lavoro terapeutico che lo conducesse a riflettere sulla sua storia familiare. Troppa pressione… e il tappo salta. Dino fugge dalla comunità.

Quando Cena dell’Amicizia lo prende in carico, il problema è progettare insieme un percorso verso l’autonomia che tenga conto delle sue effettive possibilità. Il primo passo concordato con Dino riguarda l’inserimento lavorativo: un impiego stabile in una cooperativa di pulizie. Dino s’impegna, suda, è molto apprezzato dal datore di lavoro. Ma non è ancora solido e non regge. Un bel giorno si “rifugia” nel reparto di psichiatria di un ospedale.

Lo staff di Cena dell’Amicizia -insieme a quello della precedente comunità terapeutica- ci riflette. E arriva alla conclusione che è necessaria una soluzione soft, che non gli proponga obiettivi troppo alti di autonomia: un accompagnamento verso graduali obiettivi di inserimento sociale che prescindano da un impegnativo lavoro su di sé.

Si valuta opportuno che Dino abbia un sostegno da un servizio psichiatrico territoriale (il Centro Psicosociale che lo segue tuttora) e da un trattamento farmacologico. Questo gli permette tra l’altro di consolidare l’astinenza dall’alcol, che peraltro Dino ha dimostrato nel tempo di praticare con determinazione e impegno.

Forse è questa la svolta del suo percorso. In Cena è inserito prima al Notturno Maschile, e poi, in contemporanea, al Centro Diurno dove ha ripreso confidenza con i tempi di un impegno e con relazioni “normali”. Dino comincia ad “affidarsi” nella relazione con gli operatori di Cena, accettandone il sostegno e l’accompagnamento ed il confronto sulle problematiche incontrate e sulle scelte da effettuare.

Importante è stato anche aver allargato il contesto del nostro lavoro alla famiglia di origine, sempre coinvolta nei vari passaggi del suo percorso.

Nel giugno 201o un’altra tappa importante. Dino entra in uno dei nostri appartamenti protetti. Qui gli operatori possono verificare la sua “tenuta” e la sua autonomia. Dino infatti ha iniziato anche una positiva esperienza di “borsa lavoro” tramite il Centro Lavoro del Comune di Milano. Un’opportunità che si è ulteriormente consolidata quando l’azienda dove svolgeva la “borsa” ha deciso di assumerlo con un regolare contratto. Un bellissimo risultato.

A distanza di 3 anni dall’accoglienza siamo felici di affermare senza alcun dubbio che Dino è oggi una persona autonoma, in grado di gestirsi economicamente e che non ha alcuna intenzione di fare “colpi di testa”. Anche il legame con gli operatori dell’Associazione è forte. Dino insomma, è passato da una situazione di isolamento sociale e di privazione di una qualsiasi dimora, caratterizzata dalla dipendenza dall’alcol e da una fragilità psichica, a una condizione di vita stabile ed equilibrata, frutto di un articolato ed impegnativo percorso di cura con i Servizi del NOA e del CPS, oltre che di un’adeguata esperienza di vita comunitaria.

Da settembre 2010 a giugno 2011 i legali di Cena hanno supportato la sua richiesta di alloggio ALER, prima assegnatogli e successivamente negatogli a causa di una proprietà intestata a suo nome di cui lui non era a conoscenza. Le vecchie frequentazioni e i disastri compiuti nei “periodi bui” tornano spesso a presentare il conto…

Ma Dino, dopo un primo momento di rabbia e scoraggiamento, ha saputo reagire arrivando alla risoluzione del problema che non era altro che un raggiro ai suoi danni. Ad agosto 2011, l’ALER gli ha assegnato un bilocale completamente ristrutturato, dove Dino è andato a vivere in questi mesi. Sempre con il supporto di Cena! Un punto di riferimento anche una volta che gli Ospiti hanno lasciato il “nido”.

Perché anche se la vita cambia, gli amici restano.