Povertà e grave emarginazione in Italia
Fio.PSD ha pubblicato ad aprile il libro Homelessness in Italia – storie di vita e percorsi: quali servizi per quali persone? e Cena ve lo racconterà a puntate così da riflettere insieme sui temi della povertà e grave emarginazione.
Il libro vuole innanzitutto cambiare lo sguardo con cui analizzare il fenomeno al fine di non fermarsi alle urgenze del presente ma poter disegnare un piano a medio -lungo termine.
La povertà infatti è un fenomeno sociale piuttosto che una condizione personale e individuale ed è quindi fondamentale intercettare i processi e le dinamiche sociali che la producono per poter intervenire anche preventivamente.
Oggi non è più possibile pensare agli homeless (senza dimora) solo come coloro che vivono in strada ormai da anni e che hanno alle spalle biografie segnate da più fattori critici o di disagio ma bisogna anche considerare coloro che sono soggetti vulnerabili, che vivono una precarietà causata dall’indebolimento dei canali di integrazione sociale e lavorativa. Non è quindi possibile dare un profilo unico di Homeless in quanto il quadro è molto eterogeneo.
Inoltre assistiamo ad una situazione in cui è sempre più facile cadere in povertà e sempre più difficile uscirne. La povertà, anche estrema, non è più l’esito di una esclusione sociale: la precarietà del lavoro e le difficoltà a trovare una sistemazione abitativa stabile rendono a rischio povertà una fascia sempre maggiore di popolazione soprattutto giovane e rendono altresì difficile l’uscita dal sistema di assistenza per coloro che già si ritrovano a vivere in povertà.
Data la eterogeneità di chi oggi è homeless- la scelta di usare un nuovo nome rispetto a senza fissa dimora o senza dimora vuole sottolineare la necessità di considerare nuovi profili di povertà- è sempre più necessario poter proporre a chi chiede aiuto una risposta personalizzata, il servizio giusto per lui ma oggi in Italia non c’è una giusta diversificazione dei servizi sul territorio; in Italia siamo concentrati sulla gestione delle emergenze (dormitori piuttosto che strutture residenziali) e non abbiamo ancora una politica lavorativa, abitativa e di sostegno alla famiglia sufficienti in sè e integrati tra loro per rispondere in modo corretto alla povertà.