Qualche informazione sul programma musicale del 4 dicembre
Il 4 dicembre saremo ospiti di Wildlife Photographer of the Year, la mostra di fotografie naturalistiche più prestigiosa al mondo, per il nostro concerto di pianoforte. Dalle ore 20.00 alle ore 21.00 sarà possibile visitare la mostra e alle ore 21.00 inizierà il concerto del maestro Mistarangelo.
Il primo pezzo che suonerà per noi è la Sonata in si bemolle minore op. 35 nº2 di F. Chopin. Di seguito qualche informazione sul brano da parte del nostro amico Jacopo Crippa.
Questa sonata viene iniziata nel 1837 e pubblicata nel 1840. È importante soffermarsi su questi dati in quanto corrispondono ad un momento di svolta nella vita di Chopin: l’incontro con la scrittrice George Sand, a cui si avvicinerà sempre di più, fino a partire con lei per Palma di Maiorca, luogo in cui Chopin comporrà alcune delle sue opere più importanti (tra cui le opere 35 (seconda sonata) 36 (improvvisi) 37 (notturni), 42 (waltzer in la bemolle maggiore), 38 (seconda ballata), 39 (terzo scherzo) e 28 (preludi) ma non solo). Ciò che hanno in comune queste composizioni è il lavoro del compositore sulle forme: sono tutti generi pre-esistenti (sonate di Mozart e Beethoven, preludi e fughe di Bach, Scherzi di Beethoven ecc) a cui Chopin associa però una nuova poetica, scegliendo di mantenere lo “scheletro” formale ma estendendolo alle nuove esigenze romantiche (è uno dei primi a “rompere” forme fossilizzate nella storia come quella della sonata).
La Sonata “classica” (da Haydn a Beethoven grossomodo) era formata da 3 movimenti, di solito veloce-lento-veloce, in cui il primo movimento aveva una forma rigorosa (detta forma “sonata” per l’appunto), ed il terzo tendenzialmente doveva essere un Minuetto ( o un Rondò (la marcia turca, terzo movimento della K331 di Mozart). Chopin presenta una sonata costituita da 4 movimenti (primo cambiamento) in cui il primo è allegro, il secondo è uno Scherzo (corrisponde al “Minuetto” classico), il terzo una Marcia Funebre (corrisponde al tempo lento classico) ed il quarto un Presto. Dunque, oltre ad aggiungere un movimento, inverte secondo e terzo rispetto alla forma tradizionale (al posto di veloce-lento-veloce, la disposizione dei movimenti è veloce-veloce-lento-presto).
Il primo movimento è in forma “sonata”, introdotta però da un brevissimo “Grave” iniziale (4 battute). Il secondo movimento viene definito da Schumann “uno Scherzo solo di nome, come molti di Beethoven” in quanto è poco chiara la scansione ritmica (essendo la forma dello Scherzo una variante del Minuetto, dovrebbe essere chiara e danzabile la scansione ritmica in tre).
Tra le sezioni veloci è presente un Trio, una sezione liricissima, assolutamente contaminata dallo stile italiano operistico di Bellini (come denota Schumann nell’analisi di questa sonata), stile che aveva imparato a conoscere negli anni ‘30 a Parigi (in quegli anni a Parigi c’erano Rossini e Cherubini, due tra i massimi esponenti dell’opera ottocentesca). Il terzo movimento è la famosissima “Marcia Funebre” di Chopin, criptica in questa sua dialettica drammatica tra la malinconia del si bemolle minore (tonalità della prima parte) e la maestosità del re bemolle maggiore (tonalità della seconda parte). Il finale è assolutamente criticato da Schumann: “Questa non è musica, non è da lodare.”. Questo presto ha il problema della difficoltà di trovare una forma riconducibile alla tradizione, o una linea melodica riconoscibile. Ciò che aveva turbato profondamente Schumann è proprio il fatto che nella letteratura che c’era stata in quel momento, ciò che prevaleva era il logos, che ora perde la sua potenza ed emerge il senso della materia, di ciò che è informe ma in qualche modo ha una potenza quasi primitiva (culmine di questa concezione sarà Scriabin).
Il secondo invece sarà Rhapsody in Blue di G. Gershwin. Questa volta la fonte delle informazioni è internet 🙂 (https://it.wikipedia.org/wiki/Rapsodia_in_blu)
Il brano fu inizialmente pensato dall’autore per due pianoforti. L’incontro con Paul Whiteman, direttore della omonima orchestra jazz di New York, spinse Gershwin a proporre la rapsodia come brano per pianoforte e big band e venne presentato il 12 febbraio del 1924 all’Aeolian Hall di New York.
La Rapsodia in blu fonde due generi musicali, musica jazz e colta. La cultura musicale dalla quale proviene Gershwin lo porta sicuramente a inserire in un genere classico sonorità e arrangiamenti jazz o blues da cui il titolo della composizione.
La Rapsodia è fortemente rappresentativa della realtà metropolitana newyorkese e più in generale della cultura americana. Il titolo originario pensato da Gershwin infatti era American Rhapsody; l’autore stesso dichiarò: «… la udii come una sorta di multicroma fantasia, un caleidoscopio musicale dell’America, col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra pazzia metropolitana.»
Gershwin al cinema
E’ il primo autore di musiche cinematografiche: infatti, Al Jolson, inserisce nel suo film Il cantante Jazz primo film sonoro della storia del cinema -una canzone che Gershwin scrisse per lui nel 1919.
Rapsody in Blue è brano di apertura e di chiusura della colonna sonora del film Manhattan di Woody Allen, e una delle musiche di Fantasia 2000 della Disney. L’inizio è stato utilizzato anche nell’episodio della serie televisiva Glee e nei Simpsons. Nel 2013 stato utilizzato per l’entrata in scena di Leonardo Di Caprio ne Il grande Gatsby, regia di Baz Luhrman
Ci vediamo allora il 4 dicembre al Museo della Permanente in via Turati 34, Milano!