Fare il volontario mi aiuta ad essere un papà migliore
Da quando sono papà la mia vita è cambiata radicalmente: cerco di passare il maggior tempo possibile con i miei bimbi e ho dovuto rivedere la lista delle cose da fare, eliminando quelle non necessarie per ricavare qualche ora, qualche mezz’ora, qualche minuto in più ogni giorno.
Mi sono quindi chiesto se avrei dovuto tagliare anche le ore di volontariato… dire “no grazie” agli Ospiti che telefonano, chiedono aiuto anche per la professione- avvocato- che faccio?
No. Non l’ho voluto fare.
Primo, perché l’incontro con persone in difficoltà, che talora hanno elaborato, anche per questo, più spiritualità e maggiore umanità di chi è stato trattato bene dalla vita, mi rende un uomo migliore, e quindi un papà migliore.
Ogni volta che mi viene chiesto aiuto ricevo, in verità, molto più aiuto di quanto non riesca a darne: il mio orizzonte di problemi e priorità si riequilibra, si riposiziona nella giusta misura, recupera una scala di valori che include, come valore non scontato, ciò che altrimenti la quotidianità ci porta a dimenticare: la casa, la famiglia, la salute, il lavoro.
Secondo, perché l’incontro con i nostri Ospiti è, in qualche modo, un incontro con Gesù. Dice Luca, in un passo del suo Vangelo che ogni volta ci stupisce (2, 41 – 52), che i genitori di Gesù, partiti da Gerusalemme con la comitiva di parenti, credendolo con loro, dovettero invece tornare indietro a cercarlo: era rimasto tre giorni nel tempio, da solo, adolescente, senza avvisarli. Una famiglia, quella Sacra, che assomiglia alle nostre: dove può capitare che il figlio disubbidisca, si perda, e i genitori vivano autentici momenti di angoscia. Ma ciò che mi colpisce di più di quel brano è che i genitori tornano a cercare il Figlio. Ognuno di noi incontra Gesù se lo cerca, se lo cerca nei luoghi e quotidiani, nei volti delle persone. Gesù non è nei soffitti delle chiese, è per strada, in uno sguardo, in una stretta di mano. Cena dell’Amicizia fa questo da quando Ermanno Azzali e Don Franco Pozzi l’hanno fondata, nel 1968. Cerca in ogni uomo che chiede aiuto il volto di Gesù e lo trova.
Terzo, perché desidero che i miei figli sappiano che non è soltanto il lavoro, che pure è necessario, a tenermi qualche ora in più lontano da casa. Nella quotidianità delle nostre famiglie dev’esserci un posto a tavola idealmente occupato da chi non ha famiglia. E se non è possibile portarlo fisicamente a casa nostra (come, peraltro, con alcuni amici ospiti è successo), chiedo ai miei figli di rinunciare a un’ora di gioco con me per donare, tutti insieme, quell’ora di compagnia a chi purtroppo non ha mai avuto né padri e nè madri.